La comunicazione del Pd, aristocratica, “presuntuosa” e ideologica

da Il Riformista, 29 luglio 2009

Da qualche giorno campeggia sui muri di Roma un nuovo manifesto del Partito Democratico, non l’avevo veramente notato fino a quando un amico* non me ne ha parlato, per criticarlo.

La scritta “La manovra è sbagliata” si staglia in bianco su sfondo arancione, mentre una grande macchia (o quella che mi sembrava una macchia) occupa la parte centrale del cartellone.

Vengo informato che si tratta del simbolo che rappresenta il QR Code, che sul sito del Pd viene così presentato: “non si tratta di un cambio di simbolo del Pd né di un errore di stampa, ma del QR Code, l’erede del codice a barre”.

“Il codice QR – prosegue la nota – può essere letto da un qualunque cellulare collegato a Internet, e permette di approfondire online l’argomento trattato a partire da un manifesto, volantino, inserzione e da tutte le forme di comunicazione tradizionale”. In pratica l’utente punta il cellulare verso il manifesto, si collega alla Rete e può così ottenere automaticamente maggiori informazioni.

Il manifesto con il QR code è un esempio del modello di comunicazione del Pd: aristocratico, presuntuoso e ideologico. Se le parole possono sembrare forti è bene capire che non sottintendono un giudizio di valore ma una constatazione di alcuni elementi. Vediamo quali. 


È aristocratico perché si rivolge non a tutti i cittadini, bensì a una porzione ristretta, a una cerchia di eletti, quelli con il cellulare che si collega a internet e, fra questi, quelli che hanno il tempo e il denaro per fermarsi davanti a un manifesto e soddisfare le esigenze superiori di acquisizione di informazione su argomenti politici. Non c’è da stupirsi, dunque, se il Partito Democratico perda costantemente terreno nelle periferie.

È presuntuoso perché non scende in strada ma pretende che sia il cittadino a fermarsi per acquisire maggiore informazioni, in altre parole crede che i contenuti che propone siano talmente interessanti da suscitare nel passante l’impellente bisogno di a) fermarsi, b) collegarsi a internet con il cellulare, c) leggere i contenuti di approfondimento proposti dal Partito Democratico. Il che in un’epoca di “overload informativo” può sembrare una pretesa un po’ esagerata.

Infine, è ideologico perché non spiega le ragioni per cui la manovra sarebbe “sbagliata” né fornisce un’alternativa credibile per far fronte alla necessità di riorganizzazione imposta dallo scenario internazionale. Ma chiede un atto fideistico di adesione alla visione del mondo del Pd. Non c’è da stupirsi dunque se il Partito Democratico non riesca a trasformare in consenso la forte avversità alla manovra finanziaria diffusa in larghi strati della popolazione.

Con questo non vogliamo contestare l’iniziativa sul QR code, che è un’idea egregia e lodevole. Soltanto ci sembra di intravedere in questa mossa una forte similitudine con la comunicazione di un partito che non riesce a parlare a tutta la popolazione italiana ma solo a una fascia sempre più ristretta, perché utilizza uno stile comunicativo fuori dal tempo, che richiede attenzione e coinvolgimento attivo da parte dell’ascoltatore. Il quale, in tempi di antipolitica, preferisce guardare l’ultima puntata di “Amici” o di “Lost” e – se si vuole collegare a internet dal cellulare – cercherà su YouTube il video di Romina e Debora, le celebri “ragazze di Ostia”.

*Ringrazio l’amico Carlo Valbonesi, esperto di usabilità con una forte sensibilità per la comunicazione politica. È stato lui a suggerirmi l’argomento di questo post e a regalarmi alcune riflessioni molto stimolanti.


10 Commenti su “La comunicazione del Pd, aristocratica, “presuntuosa” e ideologica”

  1. Carlo

    Caro Gianluca,

    qualche osservazione sul tuo post:

    – “La manovra è sbagliata”: può suonare come frase ideologica nel migliore dei casi. Nel peggiore, come una blanda constatazione della situazione esistente senza alcuna carica propositiva forte;

    – I primi commenti su FB dei militanti PD mi lasciano esterefatto. Messaggi tipo “Usare nuova tecnologia è sempre un bene” o “il qr code non è La soluzione ma solo una tecnologia” stanno proprio a dimostrare che l’attenzione è posta sul mezzo in quanto tale e non sull’attività che dovrebbe supportare (a proposito: quale esattamente?). Innovare non vuol dire proporre l’ultima figata tecnologica così come viene. In questo caso invece sembra proprio che l’introduzione di per sè del mezzo sia un qualcosa di positivo, da difendere a spada tratt. Ripeto: il mezzo ha un impatto positivo nella misura in cui supporta l’attività in cui è inserito e l’utente che lo utilizza.

    – Dire che il QR code serve a monitorare lo share del volantino o manifesto non è corretto; può servire a monitorare il numero di persone che hanno visto il manifesto E che hanno voluto (e potuto) cliccare sul link proposto dal QR code. Il che implica il possesso di: telefonino con fotocamera, programmino per fotocamera se non integrato e connessione a Internet. Inferire il numero di persone che hanno visto il manifesto da quello con le caratteristiche precedentemente elencate? Esattamente come?

  2. Massì, questo manifesto è sbagliato, lo abbiamo capito tutti subito.
    Certo però che generalizzare il concetto partendo da 1 manifesto “La comunicazione del Pd, aristocratica, “presuntuosa” e ideologica” invece non è presuntuoso…

  3. Caro Sinigagl,
    ti ringrazio per il commento che mi permette di precisare un punto: mi interesso della comunicazione politica del Pd, come ricercatore e come osservatore, dal 2008, quindi, praticamente dalla sua nascita.
    Ne puoi trovare traccia in questo blog (mi permetto di segnalarti in particolare l’abstract di un lavoro scientifico recente http://giansante.wordpress.com/2010/05/20/imperi-della-mente/ )

    Quindi non sto giudicando tutta la comunicazione partendo da un cartellone, sto invece prendendo questo manifesto come “esempio” di un modello comunicativo più generale, che mi sembra poco adatto ai contesti sociali e mediatici nei quali viviamo.
    Non sei d’accordo?

  4. Caro Gianluca, sono d’accordo sul manifesto specifico.
    Mi fa anche piacere che l’argomento venga sviscerato in maniera scientifica.
    Ma in questo momento ho la netta impressione che vada di moda sparare sul pianista. Tutto quello che fa il PD è sbagliato: non esiste, non ha messaggi chiari, quando li ha sono sbagliati.
    Ma non vedo tutta questa bravura sul lato opposto: vedo solo grande potenza di fuoco e un’organizzazione ferrea portate in dote dal capo.
    Provando a cambiare i fattori il risultato cambierebbe?

  5. Caro Sinigagl,
    è vero che c’è una certa attitudine a picchiare duro e va condannata quando viene da chi si occupa di politica: un membro di un partito non dovrebbe parlare male della dirigenza ogni tre per due, il dissenso andrebbe gestito attraverso canali interni e non sui media.
    Da parte mia invece, come comunicatore, se fossi partigiano perderei la mia ragione d’essere. E’ il succo di una bel passo di Jacques Séguéla che ho postato oggi. Non sei d’accordo?

    Dall’altra parte ci sono sicuramente gli elementi che dici, la coesione di un forte nucleo politico e una grande capacità di diffusione dei messaggi sui media. Però l’analisi del discorso di Berlusconi ci rivela che c’è anche qualcosa di più: una singolare capacità di costruire messaggi capaci di persuadere l’ascoltatore.

  6. sinigagl

    D’accordo.
    Quello che non capisco è perchè le molte intelligenze che ci sono tentino di affossare il soggetto politico invece di aiutarlo a dispiegare le sue potenzialità.
    Ad un certo punto va deciso se il progetto politico è ancora attuale e allora va aiutato, altrimenti si chiuda la baracca e si faccia qualcosa di nuovo.
    Poi che sull’altro fronte ci sia qualcuno di carismatico non c’è dubbio. Ma non mi pare che in quel campo si stia a disquisire in modo così approfondito su 1 singolo manifesto: è questo che volevo dire.

  7. Caro Paolo,
    sono molto d’accordo con le tue riflessioni.
    mi permetto di aggiungere due cose rispetto al mio caso particolare:
    – ho scritto anche articoli nei quali esplicito le linee di un nuovo modello di comunicazione per il pd. ma non hanno suscitato la stessa attenzione di questo articolo nel quale esprimo la critica (che peraltro è l’altra faccia di un’osservazione costruttiva).

    – come chiunque si occupa di comunicazione sa, nella società dei media vale la regola riassunta nel motto “non esiste pubblicità negativa”. in altre parole il fatto che io abbia parlato, sebbene negativamente dell’iniziativa sul qr code, è un modo per farla conoscere, per portarla fuori dall’oblio nel quale il bombardamento mediatico confina la maggior parte delle iniziative. per cui credo che il mio articolo andrebbe letto anche alla luce di questa non irrilevante considerazione. Non credi?

    • Ho trovato di interesse nello scambio di commenti l’elemento “innovazione”.
      Concordo nel non dover sparare sempre sul pianista (senza spartito), ma considero l’innovazione come decisiva per la sostenibilità di qualsiasi organizzazione informale, movimento, impresa.
      Nella fattispecie, l’innovazione “di prodotto” ha seguito, con un discreto ritardo temporale, il carro inflazionato della realtà aumentata e con colpevole enfasi sul QR code.
      L’innovazione avviene anche – e per fortuna – per processi. Nel come lo stesso prodotto impatta in contesti diversi o “come” la sua catena produttiva genera cambiameto, partecipazione.
      Dalla carta alla Rete. Dalla Rete alla piazza. Dalla piazza alla carta. E il ciclo continua per inerzia.

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