Le parole sono importanti su Rai Radio Tre

Come è cambiato il modo di parlare dei politici? Come si costruiscono i discorsi e gli slogan? Qual è il rapporto tra la parola del potere e quella letteraria?

Ne ho parlato oggi a Fahrenheit su Rai Radio Tre insieme a Gabriele Pedullà, docente di Letteratura italiana presso l’università di Teramo e a Simone Barillari, autore de Il Re che ride (Marsilio).

Ascolta la trasmissione qui 


La strana coppia della comunicazione: Di Pietro e Grillo

Il quotidiano on line Linkiesta ha pubblicato ieri un estratto di “Le parole sono importanti” tratto dal capitolo dedicato alla comunicazione di Beppe Grillo e Antonio Di Pietro. Ne riportiamo di seguito un frammento che illustra una delle caratteristiche che contribuiscono alla comprensibilità e all’efficacia della comunicazione del leader dell’Idv.

Nei discorsi di Di Pietro le metafore – e più spesso le similitudini – assumono una centralità caratteristica e vengono impiegate per spiegare i passaggi più ostici, per chiarire i termini più complessi e per manifestare e sostenere il proprio punto di vista.

Un esempio interessante lo troviamo come risposta a una delle critiche più pesanti rivolte all’Italia dei Valori, accusata, in più occasioni, di essere diventato un partito “in franchising” e di avere “imbarcato” al livello locale personaggi di dubbia moralità. (altro…)


Perché la “pressione fiscale” è berlusconiana

Da qualche anno Silvio Berlusconi è solito parlare di pressione fiscale quando si riferisce alle tasse.

Non è un’espressione neutra ma è portatrice di un punto di vista molto netto sulle tasse, quello della destra. 

È quindi un’espressione che i politici di sinistra dovrebbero accuratamente evitare. 

Lo spiego in un estratto di “Le parole importanti” pubblicato su The Frontpage, la rivista di approfondimento politico fondata da Fabrizio Rondolino e Claudio Velardi.

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La politica spettacolo non l’ha inventata Grillo (Terra)

Nell’estratto di Le parole sono importanti pubblicato nei giorni scorsi dal quotidiano ecologista Terra (qui il link) parlavo del successo di Beppe Grillo inserendolo nel contesto di una generalizzata tendenza alla spettacolarizzazione della politica. Vale la pena ritornare sull’argomento anche con l’ausilio di qualche immagine.

 

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Un lavoro particolarmente attuale (Terra)


dal blog del libro Le parole sono importanti

“Un lavoro particolarmente attuale, dopo la battaglia politica per le elezioni amministrative”, così il quotidiano ecologista Terra definisce “Le parole sono importanti”, del quale riporta un estratto dal capitolo dedicato a Beppe Grillo.

L’articolo svela alcune delle ragioni dell’efficacia della comunicazione di Grillo, per esempio la sua familiarità con il racconto di storie che utilizza nel corso dei suoi interventi per “chiarire e far risaltare gli elementi essenziali del suo messaggio politico”.

Un esempio celebre è la storia della “patatina Pai.

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“Le parole sono importanti” su il Fatto quotidiano

Dino Amenduni è uno dei maggiori esperti di nuovi media e comunicazione politica in Italia. In un suo articolo sul suo blog su il Fatto quotidiano cita “Le parole sono importanti”.

Così scrive Amenduni:

La parola ‘narrazione’ è stata spesso oggetto di ironie negli ultimi tempi: in realtà è però il cuore della costruzione di consenso dell’Italia berlusconiana e, forse, della recente storia della (comunicazione) politica nel mondo occidentale. Per governare serve una storia, un sogno o un obiettivo facilmente descrivibile. Un’identità, insomma. A Gemonio come a Washington. Nelle stanze di Via Bellerio come nello staff di Obama.

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Tre consigli per diventare veramente “social”

Il risultato dei referendum ha puntato i riflettori sulla Rete, su Facebook e Twitter in particolare e darà luogo a una “corsa all’oro” di chi finora era rimasto a guardare. Ma bisogna sfatare un mito: stare sui social network non basta. Riproporre vecchi schemi su nuovi media è fallimentare. Per andare lontano sul web bisogna invece essere capaci di passare una nuova mentalità. Con tre passaggi, tre cambi di prospettiva che possono migliorare il nostro rapporto con noi stessi e con gli altri

dal mio blog su Linkiesta

Finalmente i media mainstream si sono accorti della Rete. I vecchi baroni dell’informazione di carta e i grandi feudatari della comunicazione italiana hanno capito che – udite udite – “bisogna stare sui social network”.

Il successo ai referendum ha catalizzato l’attenzione su Facebook e Twitter e non è difficile ipotizzare l’inizio di una “corsa all’oro” da parte di chi finora era rimasto a guardare.

Ma è bene sfatare un mito: non basta “stare” su Twitter o Facebook, avere un profilo, postare commenti e link e magari qualche foto.

I social network impongono invece un cambiamento di mentalità: stare sui social significa pensare in maniera social.

Cosa vuol dire in termini concreti? I social media implicano tre passaggi, tre cambi di prospettiva senza i quali si continuerebbe a fare il giornale di carta usando la Rete condannandosi a un rapido insuccesso. Vediamo quali sono.

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