A Letizia la svolta rock non è bastata

da Linkiesta, 15 maggio 2011

Il nostro Gianluca Giansante l’aveva vista giusta in un post sul suo blog del 7 aprile intitolato “Strategia da rivedere per la campagna di Letizia Moratti”. Ora qui riprende le sue tesi spiegando perché la Moratti ha sbagliato campagna. Tentare di risollevare la propria popolarità con una campagna di comunicazione last minute è un’operazione veramente difficile, dice Giansante. Ed è esattamente quello ha fatto Letizia Moratti con la sua svolta rock, con Red Ronnie che la segue con la telecamera e lei che balla il waka waka. Ma la comunicazione, sottolinea, non può risolvere come una bacchetta magica problemi sedimentati nel corso degli anni.

Si fa seguire da un Red Ronnie armato di telecamera per commentare gli avvenimenti politici con tono intimista. Balla il waka waka (guarda il video) in diretta televisiva su Canale 5. Sfoggia uno smalto dark al confronto televisivo su Sky con il suo avversario. Stiamo parlando, ovviamente, di Letizia Moratti, il sindaco uscente di Milano che ha voluto imprimere alla sua campagna un tono rock-giovanilista e molto accentrato sulla sua figura.

Se la scelta di smarcarsi dall’immagine della sciura milanese con completi color confetto e borse dai toni pastello può essere considerata interessante non altrettanto lo è quella di personalizzare spiccatamente il confronto.

Fin dalle prime mosse della campagna, infatti, la strategia del sindaco è stata evidente: puntare a migliorare la propria immagine attirando in maniera diretta l’attenzione su di sé e sul proprio operato.

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Strategia da rivedere per la campagna di Letizia Moratti

dal mio blog su Linkiesta

È iniziata da qualche giorno la corsa di Letizia Moratti per le elezioni comunali a Milano. L’elemento più evidente, per i milanesi, è la serie di affissioni che ha conquistato strade, piazze e sotterranei della metropolitana.

Il claim scelto “Letizia Moratti sindaco di Milano” è l’elemento comune che viene declinato su sei temi diversi: sicurezza, pulizia della città, verde, qualità della vita, trasporti e famiglia.

La foto del sindaco in diversi contesti domina la scena, accompagnata da un headline distinto per ciascun tema: “Stiamo lavorando per una Milano sempre più sicura/pulita/verde etc.”.

Le foto ritraggono il sindaco sorridente e circondato da altre persone (vigili urbani, bambini, operatori della nettezza urbana, anche in questo caso in linea con ciascun messaggio tematico).

Si tratta di una scelta condivisibile. Notoriamente, infatti, la folla è sinonimo di gradimento e partecipazione secondo un meccanismo della comunicazione politica, già noto ai tempi di Quinto Tullio Cicerone, che raccomandava al più noto fratello di non uscire mai senza i propri “accompagnatori”, il cui ruolo era proprio quello di aumentare la “popolarità” del candidato (en passant, se vi capita ditelo a chi ha realizzato i manifesti di Bersani).

Tuttavia la scelta di puntare sul personalismo lascia a desiderare e sembra un tipico esempio di una strategia del tipo “chiudiamo la stalla quando i buoi sono scappati”.

La popolarità del sindaco, è infatti a livelli preoccupanti. Gli strateghi della campagna devono aver pensato che non ci poteva essere idea migliore di una bella serie di manifesti con l’immagine del candidato. Detto in altre parole, hanno cercato di rimediare all’ultimo minuto a un problema di immagine che si è sedimentato nel corso degli anni.

Questa strategia non fa i conti, però, con i meccanismi di decodifica di chi guarda quei messaggi. Far cambiare idea alle persone, infatti, è molto difficile, secondo alcuni perfino impossibile (almeno con una campagna di affissioni). Più facile è rinforzare le opinioni di quanti sono già d’accordo con una certa idea.

Applicato al caso concreto: sarebbe stato più utile puntare a rinsaldare alcuni punti forti dell’immagine dell’amministrazione Moratti.

Invece si è scelto di puntare proprio sul punto debole – la figura di Letizia Moratti – aumentando la salienza di questo elemento nella mente dei cittadini e quindi facendo un favore all’avversario, che beneficia proprio del suo essere non-Moratti.

La scelta del tono delle foto, peraltro, contribuisce negativamente al messaggio: lo stile edulcorato e le immagini evidentemente “posate” contribuiscono a rafforzare la parvenza di artificialità della campagna. E l’aspetto “finto” delle immagini si trasferisce dalle foto al candidato.

Ciò detto la rielezione della Moratti non dovrebbe essere a rischio, a meno di clamorosi sviluppi (e grazie soprattutto alla forza della Lega), la vittoria dovrebbe essere certa. Ma a livello di allocazione delle risorse – ovvero di scelta su come spendere il denaro destinato alla campagna – la prima mossa degli strateghi di casa Moratti non sembra la soluzione migliore.

Ps. Non tutti sarebbero d’accordo col dire che la vittoria di Letizia Moratti è certa, su questo punto segnalo un interessante articolo di Giovanni Cocconi su Europa.

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