Domanda e risposta. Intervista ad Alexander Stille

stilleda Left, 18 aprile 2008

Molti osservatori hanno parlato in questi giorni del grande successo della Lega, qualcuno dimentica di sottolineare però che si tratta anche di un’importante vittoria di Berlusconi, sia perché ha conquistato tutte le regioni “in bilico”, sia perché la Lega ottiene questo risultato con un chiaro accordo con il Pdl, a differenza di quanto era successo nel ’96, quando l’affermazione elettorale di Bossi era arrivata con una candidatura solitaria.

Per capire le ragioni di questo fenomeno abbiamo chiesto l’opinione di un autorevole osservatore straniero. Alexander Stille, docente di giornalismo internazionale alla Columbia University, ha collaborato con alcuni fra le più prestigiose testate americane come il New York Times, l’Atlantic Monthly e il Boston Globe. É autore di numerosi saggi, fra i quali Citizen Berlusconi. Vita e imprese, un’accurata ricostruzione delle vicende aziendali e politiche del Presidente del Consiglio italiano.

Cosa l’ha colpita dell’ultima campagna elettorale di Berlusconi e perché pensa che abbia riscosso un così grande successo?

Il fenomeno Berlusconi è del tutto sui generis: nonostante le inchieste in cui è stato coinvolto, nonostante il suo comportamento in certe vicende – pensiamo al caso Alitalia, o all’elogio di Mangano – la sua popolarità rimane immutata. Tutto ciò è incomprensibile, soprattutto per gli stranieri.

Io credo che il suo successo risieda nell’aver trasformato la politica in una forma di intrattenimento, per cui anche il gesto più oltraggioso, per esempio, strappare il programma del suo oppositore, fa ridere, fa notizia. Se suggerisce che il Capo dello Stato si dimetta, non è che il colpo di teatro del giorno.

Ha trasformato la politica in uno spettacolo e questo, in un momento in cui gli italiani sono particolarmente sfiduciati, lo ha premiato.

Quali sono gli strumenti comunicativi che utilizza?

La sua maggiore abilità è quella di trasformare i suoi punti di debolezza in punti di forza. Ad esempio, se viene inquisito, grida contro quelli che lo hanno accusato, inveisce contro magistrati politicizzati e giornali di sinistra. Questo produce in una parte del pubblico uno spostamento dal valore della notizia verso la sua fonte.

Per cui ad esempio, se l’accusa viene dalla Procura di Milano assume i tratti di una congiura, se la notizia è stata pubblicata su un giornale “di sinistra”, è di parte e viene così delegittimata. La capacità di ribaltare gli eventi a proprio favore è una parte importante della sua strategia.

Cos’ha in comune  la comunicazione di Berlusconi con quella statunitense?

Ci sono molti paralleli con l’atteggiamento di Bush. La capacità di rendere ogni evento di parte  e di far passare l’idea che non esistano istituzioni indipendenti, come i tribunali, o i giornali.

Però c’è una differenza importante: dopo otto anni e molti errori, dalla guerra in Iraq alla recessione economica, la popolarità di Bush è arrivata sotto il 30%. Ha pagato un prezzo politico.

Quello che sorprende in Italia è che, pur avendo Berlusconi governato per cinque anni di crescita zero, la sua base rimane molto solida, è riuscito a polarizzare il mondo politico in modo che i suoi seguaci siano totalmente prevenuti, così come, va detto, sono prevenuti i suoi oppositori.


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