Leader britannici a confronto

La Gran Bretagna vede nascere una nuova stella politica, un nuovo Obama, ha gridato qualcuno – un novello Winston Churchill – si sono affrettati a ribadire oltremanica, con il consueto amore per i colori nazionali.

Nick Clegg, 43enne leader del partito liberaldemocratico è salito alla ribalta in pochi giorni, a seguito della brillante performance durante il dibattito televisivo, che lo ha fatto balzare in cima ai sondaggi e alle rilevazioni sulla popolarità.

Il successo di Clegg passa anche per la sua capacità di entrare in contatto con il pubblico in modo nuovo, con i gesti prima che con le parole, marcando un distacco netto rispetto agli altri leader.

Il linguaggio del corpo gioca infatti un ruolo cruciale nella strategia di comunicazione dei candidati, specie nel contesto della politica “mediatizzata”. Il corpo riesce infatti a comunicare in maniera potente ed immediata (apro una parentesi per segnalare un interessante paper sul comportamento non verbale di Obama).

Guardare il dibattito televisivo focalizzandosi (anche) sul comportamento non verbale dei tre protagonisti rivela alcuni dettagli inediti.

Il leader del partito laburista Gordon Brown non guarda la telecamera, continua a muovere il capo da una direzione all’altra e si presenta con una postura instabile, con un piede leggermente rialzato, che muove ritmicamente rivelando tensione e ansia repressa.

La sua posizione comunica instabilità e incertezza e contrasta con un messaggio verbale fortemente incentrato sulle proposte politiche, che tuttavia si configura più come una “lista della spesa” – un arido elenco delle cose da fare – che come una narrazione organica e strutturata.

Il favorito, David Cameron, si presenta invece con grinta e sicurezza, guarda fisso in camera, si erge sul podio in posizione eretta, con i piedi ben piantati in terra e una gestualità ecumenica, con gesti ampi e misurati che danno al pubblico la sensazione di inclusione e coinvolgimento.

Cameron fa ampio riferimento ai valori e stimola le emozioni del pubblico. Tuttavia non riesce a “sfondare” nei sondaggi e nel cuore dei britannici. Il suo intervento infatti risulta affettato rispetto a quello di Clegg, il confronto ne fa risaltare l’artificialità.

Il candidato del partito liberaldemocratico si propone infatti con una gestualità informale e amichevole, gesticola come se stesse intrattenendo una conversazione, si rivolge alle persone del pubblico che gli fanno delle domande chiamandole per nome, risponde come se stesse chiacchierando al pub, con la pinta di doppio malto nella mano destra e l’altra pronta a dispensare pacche sulle spalle e abbracci.

Il suo discorso condivide con quello di Cameron l’enfasi sui valori e porta fino in fondo il tema della dicotomia vecchio-nuovo. Clegg mostra infatti una singolare corrispondenza fra linguaggio verbale e non verbale, si presenta come “nuovo” e si distacca dalla mimica retorica della politica tradizionale. Allo stesso tempo si fa portatore di idee e proposte politiche inedite, che riempiono di sostanza una forma comunicativa effervescente e originale.

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Un ringraziamento a Giovanna Cosenza per le interessanti riflessioni contenute nel suo post sull’argomento.


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