Tutti a scuola di manifesto dalla Lega

Ha suscitato una catena di polemiche un recente cartellone elettorale della Lega per le elezioni amministrative.

Il manifesto, che stato già usato per le regionali dello scorso anno, raffigura alcune persone in fila per ottenere un servizio pubblico (casa, sanità e scuola, come suggerisce una scritta in evidenza): un asiatico, un rom, un africano e un arabo. Solo in fondo c’è un vecchietto italiano, con l’aria bonaria e l’espressione interrogativa.

L’immagine è accompagnata dalla domanda: “Indovina chi è ultimo?”, che contribuisce a chiarire il messaggio e a suscitare partecipazione in chi guarda.

Il partito di Bossi ha posto sin dagli esordi una grande attenzione sul manifesto, la forma di comunicazione politica più immediata ed efficace, perché capace di arrivare a tutti, anche a chi (e sono tanti) non legge i giornali né segue le notizie in televisione.

La scelta di un fumetto è utile a catturare l’attenzione: i tradizionali manifesti del tipo “foto del politico + slogan”, infatti, sono ormai logori e passano quasi inosservati.

Il manifesto ripropone anche una vecchia abitudine comunicativa della Lega, che opta per modalità espressive eccessive, con l’intento – dichiarato – di suscitare critiche e clamori, in modo da riportare il partito ancora una volta al centro dell’attenzione pubblica. In azienda la chiamerebbero pubblicità gratuita. Ma gli avversari politici ancora non l’hanno capito.

Il manifesto è efficace anche da un punto di vista strategico. Descrive con chiarezza la situazione reale di tanti cittadini, che è peraltro una delle questioni sulle quali la Lega è percepita come credibile. In altre parole, aumenta la rilevanza di uno dei temi forti per l’immagine del partito.

Si tratta di un tema molto sentito dai cittadini. Proprio due giorni fa me ne ne parlava una mamma di due bambini, probabilmente di centrosinistra, che lamentava il disagio di questa situazione.

Un sondaggio proposto dal sito web del quotidiano “Il Resto del Carlino” conferma questa sensazione. Di fronte al manifesto, il cinquanta per cento delle persone ritiene che descriva una situazione reale. Solo il trenta per cento lo ritiene razzista. Non è una rilevazione scientifica ma ci dovrebbe far riflettere.

Il manifesto è interessante anche per un’ultima ragione. Non si limita a descrivere la situazione esistente ma propone una soluzione chiara: “prima gli italiani”. È una soluzione leghista, è evidente, può piacere o non piacere. Ma è una soluzione. E in tempi di crisi di identità politica dei partiti maggiori, non è poco.

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