Dino Amenduni è uno dei maggiori esperti di nuovi media e comunicazione politica in Italia. In un suo articolo sul suo blog su il Fatto quotidiano cita “Le parole sono importanti”.
Così scrive Amenduni:
La parola ‘narrazione’ è stata spesso oggetto di ironie negli ultimi tempi: in realtà è però il cuore della costruzione di consenso dell’Italia berlusconiana e, forse, della recente storia della (comunicazione) politica nel mondo occidentale. Per governare serve una storia, un sogno o un obiettivo facilmente descrivibile. Un’identità, insomma. A Gemonio come a Washington. Nelle stanze di Via Bellerio come nello staff di Obama.
La Lega deve aver studiato Vladimir Propp, antropologo russo, che ha illustrato come le fiabe, i racconti, le narrazioni, fossero legati a uno schema strutturale consolidato nel tempo, basato su 31 costanti. I primi processi educativi sono legati alle narrazioni. L’essere umano è dunque abituato a questo schema: chi, in politica, sa raccontare meglio degli altri ha più possibilità di vincere.
La Lega è stata fortissima fino a quando è stato possibile immaginare un traguardo visibile (il federalismo, con l’occhiolino alla secessione) e fino a quando ha potuto sostenere questo traguardo attraverso narrazioni interdipenenti, tutte a sostegno del raggiungimento dell’obiettivo: citando Gianluca Giansante, la contrapposizione fra Nord produttivo e Sud assistito e, insieme, l’intolleranza verso il diverso, poco importa se straniero o meridionale.
Oggi, secondo Amenduni, la Lega sembra diventata incapace di tenere fede a quella narrazione. Se vuoi sapere perché vai all’articolo.