Perché la “pressione fiscale” è berlusconiana

Da qualche anno Silvio Berlusconi è solito parlare di pressione fiscale quando si riferisce alle tasse.

Non è un’espressione neutra ma è portatrice di un punto di vista molto netto sulle tasse, quello della destra. 

È quindi un’espressione che i politici di sinistra dovrebbero accuratamente evitare. 

Lo spiego in un estratto di “Le parole importanti” pubblicato su The Frontpage, la rivista di approfondimento politico fondata da Fabrizio Rondolino e Claudio Velardi.

Comprendere l’importanza della metafora è fondamentale per chiunque si occupi di politica o di comunicazione.

È un’arma potentissima e, come tutti gli strumenti del genere, è a doppio taglio: non sapendola maneggiare, ci si può far male. Vediamo con un esempio come funziona nella pratica.

Da qualche anno Silvio Berlusconi è solito parlare di pressione fiscale quando si riferisce alle tasse. È chiaramente una metafora che unisce un termine concreto, la pressione, il peso, a un elemento astratto, il fisco, la gestione delle entrate pubbliche.

Usa un concetto di cui tutti abbiamo fatto esperienza, l’essere gravati da un peso, per alludere a un concetto più in alto nella scala dell’astrazione, le tasse.

È una metafora che sottolinea alcuni aspetti del pagare le tasse: il fatto che si tratta di un sacrificio, di un gravame.

Ne occulta tuttavia altri, per esempio il fatto che se – mentre sto scrivendo questo testo – mi sentissi male, un’ambulanza verrebbe a prendermi e mi porterebbe al pronto soccorso dove sarei curato.

Tutto questo grazie alle tasse, che sono impiegate anche – per fare un altro esempio – per permettere a tutti i bambini di avere un’istruzione gratuita, quale che sia la loro estrazione sociale o culturale. Tutto questo viene occultato dalla locuzione pressione fiscale.

Non è dunque un’espressione neutra ma è portatrice di un punto di vista molto netto sulle tasse, quello della destra, che vede la tassazione come un fardello e chi le elimina come l’eroe della storia.

Continuando a ripeterla ad ogni apparizione televisiva, Berlusconi e i suoi l’hanno fatta entrare nel lessico di uso comune: oggi la utilizzano giornalisti, osservatori e studiosi, ignari della sua funzione partigiana.

La usano anche gli esponenti del centrosinistra che, così facendo, promuovono un punto di vista a loro avverso sulle tasse e sull’economia. In questo senso conoscere il potere della metafora può fare la differenza.

L’espressione, peraltro, non è un’invenzione originale di Berlusconi, si tratta di un calco ben fatto dall’espressione inglese tax relief, “sgravi fiscali”, coniata e diffusa dai conservatori americani e presto entrata nel lessico politico quotidiano (Lakoff, 2006).

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In sintesi:

Le parole sono importanti.
I politici italiani alla prova della comunicazione
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Gianluca Giansante
Carocci editore
172 pagg., 15 euro


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