Il risultato dei referendum ha puntato i riflettori sulla Rete, su Facebook e Twitter in particolare e darà luogo a una “corsa all’oro” di chi finora era rimasto a guardare. Ma bisogna sfatare un mito: stare sui social network non basta. Riproporre vecchi schemi su nuovi media è fallimentare. Per andare lontano sul web bisogna invece essere capaci di passare una nuova mentalità. Con tre passaggi, tre cambi di prospettiva che possono migliorare il nostro rapporto con noi stessi e con gli altri
dal mio blog su Linkiesta
Finalmente i media mainstream si sono accorti della Rete. I vecchi baroni dell’informazione di carta e i grandi feudatari della comunicazione italiana hanno capito che – udite udite – “bisogna stare sui social network”.
Il successo ai referendum ha catalizzato l’attenzione su Facebook e Twitter e non è difficile ipotizzare l’inizio di una “corsa all’oro” da parte di chi finora era rimasto a guardare.
Ma è bene sfatare un mito: non basta “stare” su Twitter o Facebook, avere un profilo, postare commenti e link e magari qualche foto.
I social network impongono invece un cambiamento di mentalità: stare sui social significa pensare in maniera social.
Cosa vuol dire in termini concreti? I social media implicano tre passaggi, tre cambi di prospettiva senza i quali si continuerebbe a fare il giornale di carta usando la Rete condannandosi a un rapido insuccesso. Vediamo quali sono.
Uno. Dalla competizione alla cooperazione
La vecchia mentalità, quella dei nostri padri è fondamentalmente basata sull’idea della sfida, si pensa a superare l’altro, quando non – in una versione degenerata di questo modo di pensare – a “fregarlo”. L’idea sottostante è io vinco se perdi tu.
I nuovi media contribuiscono a ribaltare questo modo di pensare, ha successo sulla Rete chi condivide la conoscenza, chi aiuta gli altri, chi dà loro cose di cui hanno bisogno: il blogger che fornisce “tutorial” per l’uso di un programma informatico o il ragazzo che dedica energie a creare programmi di intrattenimento divertenti su YouTube.
Due. Da “avere ragione” a “costruire una relazione”
Basta guardare un programma televisivo a caso, da Forum a Ballarò, da Uomini e donne a Annozero. L’atteggiamento prevalente è quello di chi vuole affermarsi sull’altro avendo “ragione”. La regola è il parlarsi addosso, l’interruzione, la frase tipo è “lasciami finire” o “io non ti ho interrotto”. Chi non si comporta così sembra un marziano e viene presto messo all’angolo.
La Rete favorisce il cambiamento di questo atteggiamento tipicamente razionalista e l’emergere di modalità di interazione nuove: per avere successo non devi avere ragione a tutti i costi (facendoti odiare) ma avere tanti amici, persone che stimi e che ti stimano.
Ha successo chi aiuta gli altri, chi li ascolta, se ne interessa e ne comprende le esigenze, chi alimenta il dialogo e lo scambio di idee, chi è concentrato sul tu e sul noi, anziché sull’io.
Tre. Da “a pagamento” a “gratis”
Un amico mi raccontava qualche giorno fa che, dovendo fare un piccolo trattamento dermatologico ha digitato su internet l’argomento per informarsi e saperne di più.
Ha trovato come primo risultato un portale di medicina dove uno specialista rispondeva alle domande di pazienti preoccupati per i sintomi più disparati, dalle piccole eruzioni cutanee a disfunzioni più serie.
La risposta del medico, tempestiva e competente – oltre che gratuita – contribuiva a chiarire le possibili cause e a indirizzare il paziente verso la soluzione più adeguata.
Lo studio del si trovava proprio nella città dove vive il mio amico, Roma. Indovinate da chi è andato a farsi visitare?
Questa storia ci mostra come sulla Rete ci siano enormi opportunità di crescita, anche economica, che passano però attraverso meccanismi diversi.
Si regala il proprio sapere, le proprie conoscenze e il proprio tempo in maniera disinteressata. Poi i contatti, l’autorevolezza e la fiducia acquisita potranno portare anche risvolti economici, oltre a un grande benessere.
L’aumento del benessere è infatti la caratteristica che accomuna i tre passaggi di cui abbiamo parlato. Nell’adottare un atteggiamento cooperativo, disinteressato e attento agli altri otteniamo infatti un primo, inestimabile beneficio: iniziamo a stare meglio, innanzitutto con noi stessi e poi con gli altri.
g.giansante.linkiesta@gmail.com
Per approfondire
Una selezione di post di Claudio Cerasa “per capire quanto ha contato Internet in questo referendum”. Per leggerla vai qui.
Grande Gianluca! Già vedo le carovane incolonnate verso il Klondike dei 140 caratteri. Ti ringrazio anche per i 3 passaggi utili a pensare in maniera social: il mondo sembra più leggero senza tutta quella vecchia e rugginosa competizione… 🙂