Comunicare la stampa

Un giovane corre lungo un marciapiede, sembra scappare da qualcuno o da qualcosa. Si apre così Points of View, celebrata campagna pubblicitaria del quotidiano britannico The Guardian.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=E3h-T3KQNxU&hl=it_IT&fs=1&rel=0&border=1]

[Il testo recita in italiano:
«Un evento visto da un punto di vista dà un’impressione, visto da un altro punto di vista dà un’altra impressione. Ma è solo quando hai il quadro completo che puoi capire cosa sta succedendo»].
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13 consigli per semplificare la vita (lavorativa)

Google Buzz: serve o non serve? L’ennesima diavoleria che ci fa perdere tempo o un’occasione per crescere e imparare?

Come tutti gli strumenti la risposta non è contenuta in un’ipotetica natura intrinseca bensì nell’uso che ne facciamo. Nel mio caso ho la fortuna di avere fra i contatti alcuni “buzzer” di serie A.

Uno è il mio amico Carlo Valbonesi che ha postato un interessantissimo articolo tratto dal blog Zenhabits.

Raccoglie alcuni consigli per semplificare la propria vita cominciando dall’ottimizzazione delle abitudini di lavoro.

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Information is beautiful

Rendere comprensibile una tabella di dati, comunicare temi complessi usando un numero limitato di parole, riempire di significato elementi altrimenti aridi ed ermetici.

È il compito dell’infografica, sempre più utilizzata nella comunicazione contemporanea.

Information is beautiful è il blog di David McCandless, architetto dell’informazione che raccoglie esempi interessanti di utilizzo della componente visiva per migliorare la comprensione e la memorizzazione dei messaggi.

L’ultimo post propone un esempio interessante: un articolo del Guardian Data blog sui fondi stanziati per le forze armate.

Con solo due infografici riesce a rendere chiara la distribuzione internazionale delle spese militari. Indovinate qual è il paese che spende di più.

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Presidente da vendere di Jacques Séguéla

È uscito in libreria Presidente da vendere, libro-intervista a Jacques Séguéla, pubblicitario francese di successo, celebre per aver curato la campagna elettorale che portò Mitterand all’Eliseo nel 1981.

L’autore del famoso slogan La force tranquile ha il pregio di riuscire a sintetizzare in poche righe alcuni elementi cruciali della comunicazione politica contemporanea. Ne riportiamo alcune:

Ho condotto nella mia carriera venti campagne presidenziali e c’è una costante che le accomuna tutte. Fin dal primo contatto, ho visto una piccola luce accendersi negli occhi del candidato. Un barlume destinato a crescere fino a incendiarsi. Una fiammella già accesa nel cuore del vincitore. Non sa ancora di esserlo, ma io posso già vederlo nel suo sguardo. La scelta, quindi, si indirizza verso colui che porta in sé questa piccola fiamma condivisa.

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Generazione Y

Pubblicato su ItaliaFutura il 26 marzo 2010

Si sente dire, sempre più spesso e da sempre più parti, che i giovani non sono interessati alla politica, che si sono rifugiati in un individualismo ovattato, imbottito di partite ai videogiochi e passeggiate nei centri commerciali.

Se è vero che le giovani generazioni dimostrano una tendenziale distanza di sicurezza rispetto ai partiti e alla politica mediatizzata, non è altrettanto corretto affermare che sono impermeabili alla politica tout court.

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Narrazioni strategiche

In che modo gli Stati usano i media per proiettare la propria identità, i propri valori e i propri interessi sulla scena internazionale? Come possiamo valutare il peso di queste narrazioni strategiche?

Sono alcune delle domande alle quali risponde Great Power Politics and Strategic Narratives, il paper di Ben O’Loughlin, Alister Miskimmon (Royal Holloway) e Andreas Antoniades (University of Sussex).

Che si tratti di eventi critici come la protesta iraniana o di crisi finanziarie o degli sforzi di comunicazione diplomatici, gli Stati competono per imporre le proprie narrazioni sulla percezione dello sviluppo mondiale.

La capacità di strutturare il modo in cui le altre potenze concepiscono l’ordine internazionale – come un insieme di sovranità indipendenti piuttosto che di grandi civiltà o di unità che tendono verso un’interdipendenza cosmopolita – favorisce la gestione delle interazioni.

Le narrazioni strategiche costituiscono una lente per comprendere il posizionamento e le interazioni dinamiche che strutturano la politica mondiale sia che ci si occupi di Stati Uniti, di Cina, di finanza, di sicurezza o di cambiamento climatico.


Berlusconi-Palin vs Veltroni-Biden

Presentazione alla Conferenza  annuale dell’International Association for Dialogue Analysis (IADA).

La capacità di costruire un rapporto con l’interlocutore gioca un ruolo importante nella rappresentazione del discorso politico.

Il tema sarà oggetto di una presentazione che terrò insieme ad Alan Cienki, professore alla Vrije University di Amsterdam, già docente alla Emory University di Atlanta.

La nostra tesi è che i politici considerati “populisti” siano portati a costruire la propria partecipazione televisiva come una conversazione, in tal modo facilitando l’attivazione di una “interazione simulata” con il proprio pubblico.

A tale effetto contribuiscono sia aspetti lessicali e sintattici del discorso sia il comportamento co-verbale, in sintesi, non solo le parole ma anche i gesti.

Per testare la nostra ipotesi analizzeremo le campagne del 2008 in Italia e negli Stati Uniti.

Confronteremo i comportamenti in televisione di due politici considerati “populisti” – Sarah Palin e Silvio Berlusconi, con i loro rispettivi antagonisti: Joseph Biden e Walter Veltroni.

L’abstract completo


Ibridazione dei linguaggi e nuove modalità discorsive

La costruzione narrativa nel discorso politico di Berlusconi.

Abstract della presentazione al XXXVII Convegno dell’Associazione italiana di studi semiotici.

La proliferazione dei media e la moltiplicazione delle opportunità di accesso ai prodotti culturali impongono anche alla politica una revisione delle modalità discorsive tradizionali. Così come i media tradizionali devono confrontarsi con i fenomeni generati in ambito digitale anche il discorso politico, per mantenere la propria efficacia, tende a confrontarsi con altri generi, in primis con quello che caratterizza in maniera pressoché esclusiva l’organizzazione dei prodotti di intrattenimento dell’industria culturale: il racconto.

Leggi l’abstract


Stampa e potere

da Terra, 13 ottobre 2009bogart

Mentre alla presentazione di Italia Futura venivano discussi i risultati di uno studio sulla mobilità sociale del paese i media dedicavano tutte le proprie energie a discutere la sentenza della corte costituzionale.

Mentre il think tank animato da Montezemolo avanzava proposte per rimettere in moto l’ascensore sociale del paese, la stampa e la tv si concentravano sulla pletora di commenti, dietrologie, accuse e difese di esponenti politici, giuristi, critici da salotto televisivo.

Nessuna attenzione è stata dedicata alle proposte per garantire ai giovani opportunità di crescita e realizzazione. Proposte che, peraltro, incassano gli apprezzamenti bipartisan di Fini ed Enrico Letta.

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Non chiamatelo “scudo fiscale”

pubblicato su Il Riformista, 3 ottobre 2009

“Scudo fiscale” è l’ingegnoso nome scelto per un provvedimento che, ci dicono dal centro sinistra, non è molto diverso da un ordinario condono o, volendo citare le parole di Bersani, fra i massimi esperti di economia del Partito Democratico, “una colossale ripulitura di denaro”.

L’espressione “scudo fiscale” non viene scelta a caso. Lo “scudo” è un elemento positivo, un oggetto che ci protegge dal nemico, una parola che evoca battaglie mitiche di eroi sul cavallo bianco contro draghi, orchi, mostri di ogni sorta. In questo caso il nemico, è evidente, sono le tasse.

La misura della maggioranza ovviamente non è uno scudo in senso letterale, ci troviamo infatti di fronte a una metafora, uno strumento linguistico che permette di sottolineare alcune caratteristiche di un oggetto, occultandone altre.

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