A tutto spin

Nomfup è un ottimo sito che si occupa di comunicazione politica, per questo sono stato molto contento quando ho letto in un recente post che segnalava l’uscita di Le parole sono importanti.

Mi ha fatto piacere leggere il post anche perché, insieme al mio, dava notizia dell’uscita di due libri di grande interesse. Il primo, pubblicato da Carocci è La comunicazione politica, di Michele Sorice, professore associato alla Luiss “Guido Carli” e direttore Centre for Media and Communication Studies “Massimo Baldini” (qui il blog ufficiale del Centro).

Il secondo, edito invece da il Mulino, è Marketing politico, di Marco Cacciotto. Cacciotto è consulente politico, docente di “Marketing politico e public affairs” all’Università degli Studi di Milano e segretario generale di Aicop (Associazione Italiana Consulenti Politici e di Public Affairs).


Ansia da discorso pubblico? La superi così

Ieri un amico mi ha cercato chiedendomi qualche consiglio per affrontare un discorso pubblico di fronte ad una platea ampia. La sua preoccupazione principale era l’ansia. Gli ho risposto proponendogli alcuni consigli che potrebbero essere utili anche a te quando ti trovi ad affrontare una situazione simile.

L’ansia è una normale componente dell’attività pubblica: qualsiasi persona che salga su un podio o su un palco per parlare o recitare di fronte ad altri ce l’ha.

E meno male, perchè l’ansia è fondamentale: è come un campanello che ti ricorda che stai per fare qualcosa di importante: se non ce l’avessi non daresti a quell’azione la giusta importanza e magari faresti una pessima figura.

Un’altra cosa da non dimenticare è che l’ansia ce l’hanno tutti: un amico attore mi raccontava di un suo anziano ed affermato collega (non rivelo il nome, ma molto probabilmente lo conosci): calcava le scene da cinquant’anni eppure prima di salire sul palcoscenico era tanto agitato che per calmarsi doveva bere un “cicchetto” di whisky.

Ora io non ti consiglio di fare altrettanto, anzi te lo sconsiglio.

Ma ci sono quattro elementi che ti possono aiutare a superare l’ansia e a fare un’ottima impressione (a te stesso e agli altri):

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A Letizia la svolta rock non è bastata

da Linkiesta, 15 maggio 2011

Il nostro Gianluca Giansante l’aveva vista giusta in un post sul suo blog del 7 aprile intitolato “Strategia da rivedere per la campagna di Letizia Moratti”. Ora qui riprende le sue tesi spiegando perché la Moratti ha sbagliato campagna. Tentare di risollevare la propria popolarità con una campagna di comunicazione last minute è un’operazione veramente difficile, dice Giansante. Ed è esattamente quello ha fatto Letizia Moratti con la sua svolta rock, con Red Ronnie che la segue con la telecamera e lei che balla il waka waka. Ma la comunicazione, sottolinea, non può risolvere come una bacchetta magica problemi sedimentati nel corso degli anni.

Si fa seguire da un Red Ronnie armato di telecamera per commentare gli avvenimenti politici con tono intimista. Balla il waka waka (guarda il video) in diretta televisiva su Canale 5. Sfoggia uno smalto dark al confronto televisivo su Sky con il suo avversario. Stiamo parlando, ovviamente, di Letizia Moratti, il sindaco uscente di Milano che ha voluto imprimere alla sua campagna un tono rock-giovanilista e molto accentrato sulla sua figura.

Se la scelta di smarcarsi dall’immagine della sciura milanese con completi color confetto e borse dai toni pastello può essere considerata interessante non altrettanto lo è quella di personalizzare spiccatamente il confronto.

Fin dalle prime mosse della campagna, infatti, la strategia del sindaco è stata evidente: puntare a migliorare la propria immagine attirando in maniera diretta l’attenzione su di sé e sul proprio operato.

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Le parole sono importanti

Come si fa a costruire consenso intorno a una proposta politica, a un leader, a un partito? Come si fa a creare un messaggio comprensibile, convincente e che non si dimentica?

A queste domande risponde il mio Le parole sono importanti. I politici italiani alla prova della comunicazione edito da Carocci e, da oggi, in libreria.

Il libro svela le tecniche di comunicazione impiegate dai principali protagonisti della politica italiana – da Di Pietro a Vendola, da Casini a Grillo.

Il testo sfata alcuni luoghi comuni, come l’idea che il linguaggio della Lega sia rozzo e spontaneo o che le barzellette del Cavaliere siano la mera espressione del carattere ridanciano del personaggio. O, infine – il più radicato di tutti, diffuso soprattutto nel centrosinistra – l’idea che per convincere le persone sia sufficiente dire “le cose come stanno”.

Dove lo puoi trovare? Nelle librerie e nei negozi on line (per esempio su Amazon, Ibs, FeltrinelliFnac e, ovviamente, sul sito dell’editore, Carocci).

In sintesi:

Le parole sono importanti. I politici italiani alla prova della comunicazione.
Gianluca Giansante
Carocci editore
172 pagg., 15 euro



Difendersi con i media dal processo mediatico

Le accuse giudiziarie – e anche la sola notizia di un avviso di garanzia – possono rovinare una carriera, una campagna elettorale, un successo politico annunciato.

I media possono, però, essere usati anche per difendersi con efficacia e trasformare le accuse in un punto di forza. Le strategie di comunicazione adottate costituiscono, in questo senso, un elemento decisivo.

Atteggiamenti diversi possono, infatti, generare una risposta completamente diversa da parte dell’opinione pubblica.

In questi casi un passo falso può costare caro. Richard Nixon lo imparò a proprie spese, come ho raccontato in un articolo sul Riformista di cui riporto un breve passaggio:

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Un manifesto che colpisce firmato Pd

dal mio blog su Linkiesta

Spesso i cartelloni elettorali (specie dei partiti di centrosinistra) infrangono tutte le regole possibili della comunicazione: affastellano parole scritte con caratteri minuscoli, sono privi di un messaggio chiaro, sono anonimi e praticamente passano inosservati.

Questa volta invece, proprio il Pd produce un manifesto interessante ed efficace: poche parole, un messaggio comprensibile e un’immagine che rafforza il concetto e cattura l’attenzione.

Unico neo: il riferimento al “processo breve”, un’etichetta linguistica che sarebbe bene. Nei prossimi giorni ti spiego il perché, intanto se vuoi un indizio puoi leggere questo mio articolo.


Un formidabile video di Formigoni

dal mio blog su Linkiesta.it

Mi lascia senza parole il video postato da Roberto Formigoni sul suo canale YouTube. Merita di essere visto, lascio a te ogni commento.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=a0rbS0_g2qQ&feature=share]

Ringrazio il mio amico Luca Baldini che mi ha segnalato il video, postato oggi sulla pagina Facebook dell’agenzia Proforma.


Se il letterato si veste da buffone

dal mio blog su Linkiesta

Un fenomeno caratterizza sempre di più l’industria culturale contemporanea: la commistione fra argomenti “seri” e stili “leggeri”.

Ne mostra un esempio significativo Stefano Salis, con un interessante articolo sull’inserto domenicale de Il Sole 24 Ore di oggi:

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Cattive notizie per chi pensa che Mr. B sia sul viale del declino

Dal mio blog su Linkiesta.it

Gli elettori di centrosinistra sono più delusi di quelli di centrodestra. Lo rivela un sondaggio Ipsos commissionato dalla trasmissione Ballarò, che ha chiesto agli elettori se – di fronte alla scelta di voto del 2008 – si senta soddisfatto o deluso.

Molti penserebbero istantaneamente che gli elettori di Berlusconi siano molto scontentie perfino pentii. Non è così o almeno non è questa la lettura principale del risultato. Sono infatti gli elettori di centrosinistra i meno soddisfatti.

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Non dire no. Ovvero impariamo a parlare in positivo

dal mio blog su Linkiesta.it

«Ci sono studi che dimostrano che l’ottantacinque per cento dei messaggi convogliati dagli adulti ai bambini sono negativi – “no”, “smettila”, “non fare”». Lo spiega Gretchen Rubin nel suo “Progetto Felicità”.

Spesso, però, avvertenze di questo genere non sortiscono nessun effetto, se non far disperare il genitore inascoltato.

L’autrice suggerisce, per questa ragione, di parlare in positivo. «Invece di dire “No, non prima di aver finito di pranzare”, cerco di dire “Sì, appena avremo finito di pranzare”».

Si tratta di un’ottima abitudine, non solo per parlare con i bambini, ma anche con gli adulti. Perchè?

Perchè il cervello umano non conosce la negazione. Se diciamo a qualcuno “smettila di arrabbiarti” avremo comunque evocato, a livello inconscio, lo schema mentale  dell’arrabbiatura e faciliteremo – anzichè – dissuaderla, proprio questa reazione.

È una buona norma da tenere a mente, non solo nella vita quotidiana, ma anche sul lavoro – e in politica (dove violare questa regola può costare caro).