Che differenza c’è fra un milione e un miliardo?

Parlare di numeri è da sempre uno dei crucci di chi si occupa di comunicazione. Non è semplice far comprendere le differenze in gioco quando si parla di cifre enormi, delle quali – per il cittadino comune – è difficile avere un’idea.

Una delle scelte più efficaci è quella metaforica, ovvero il paragone fra il denaro e altri oggetti, più facilmente visualizzabili.

Un esempio lo riporta il blog di Anecdote, che cita una soluzione proposta nel corso della scorsa campagna elettorale nel Regno Unito.

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Il toto-voto: Berlusconi, ce la fa o no?

Come ogni esperto di politica sa, le votazioni vanno vinte prime di entrare nella sede decisionale. Non si può aspettare che le persone si pronuncino in base alle suggestioni del momento, bisogna essere sicuri di vincere prima.

Ecco allora la frenesia di questi giorni, per raggiungere quota 316 e dare una nuova stabilità al governo. L’esperto di lobbying Fabio Bistoncini ci aggiorna sul toto-voto: oggi, con l’esodo di Calearo e Cesario (che lasciano il gruppo di Rutelli), Berlusconi dovrebbe farcela.

Ma, fa notare Bistoncini, non è detto: c’è infatti «l’incognita […] del gruppo dei “lombardiani” (MPA). Cinque voti che in passato erano sicuri. Ma dopo le ultime esternazioni del Governatore siciliano ora appaiono molto più incerti».

Leggi tutto sui numeri di Berlusconi alla Camera.

Se conosci qualcuno a cui può interessare questo articolo inviaglielo subito.


Il videomessaggio di Fini: sincero, tardivo, dimesso

Esordisce in serie A il videomessaggio su internet. Per la prima volta un leader di primo piano affida alla Rete il suo pensiero su una questione chiave per la politica italiana.

La pubblicazione ha tenuto col fiato sospeso per tutta la giornata l’Italia che si interessa alla politica (mentre l’altra Italia andava in giro, si divertiva e aspettava le partite). Preannunciata per la tarda mattinata è stata differita progressivamente e pubblicata sono nel tardo pomeriggio.

L’analisi del messaggio di Gianfranco Fini ha impegnato i commentatori più autorevoli della politica italiana. Tre elementi, fra i tanti, sembrano i più interessanti. Continua a leggere…


Perché Beppe Grillo piace (soprattutto a sinistra)

L’intervento di Beppe Grillo ad Annozero ha suscitato tanti entusiasmi, soprattutto fra il pubblico deluso del centrosinistra.

Analizzare il successo del fenomeno-Grillo sarebbe complesso e lungo però vale la pena soffermarsi su alcuni punti chiave.

Grillo parla di progetti e non di politica per addetti ai lavori. Parla dell’acqua pubblica, della costruzione di edifici verdi, di scuola. Sottolinea che per lui è importante il programma, non a caso termine-chiave nel lessico berlusconiano.

Rifiuta le vecchie distinzioni destra-sinistra. Evita il gossip politichese e la meta-politica, quella politica per addetti ai lavori che piace tanto ai giornalisti (e ai lettori di giornali) e poco alla società antipolitica. Continua a leggere…


Indeterminato e solitario, il Pd targato Bersani

Pubblicato su Il Riformista del 17 settembre 2010

“Per giorni migliori, rimbocchiamoci le maniche”. È lo slogan scelto dal Partito democratico per la nuova campagna di affissioni che segna la ripresa dell’attività politica dopo la pausa estiva.

Tre i temi scelti per declinare lo slogan: tasse, istruzione e disoccupazione; per ciascuno una breve frase introduttiva precede un secondo claim, “la pazienza è finita”.

La figura di Bersani accovacciato con la camicia accorciata si staglia sullo sfondo bianco. La scelta grafica, pulita e minimalista contribuisce a creare un’immagine di chiarezza e aumenta la comprensibilità dell’insieme.

Lo slogan “la pazienza è finita” riporta allo stile casalingo e familiare del piccolo mondo antico che il segretario del partito evoca spesso nei propri discorsi. La metafora del rimboccarsi le maniche, invece, fa riferimento al mondo del lavoro, a  un ambiente contadino e popolare, al profumo di sigaro toscano e lambrusco delle bocciofile. Continua a leggere…


Obama cerca voti come i venditori di giochi

Il Riformista, 24 agosto 2010

Parte la campagna Commitment di Obama, in vista del voto per il Senato del prossimo novembre. Si tratta della riproposizione di una strategia elettorale che giocò un ruolo importante nella vittoria del 2008. Il meccanismo su cui si basa è semplice: fare a quante più persone possibile una semplice domanda: “Ti impegni a votare nelle elezioni del 2010?”.

I volontari democratici stanno già percorrendo le strade delle proprie città, fermando i passanti e bussando alle porte, ripetendo la stessa, semplice domanda. Via telefono o via e-mail (è stata allestita una pagina dedicata sul sito my.barackobama.com) il quesito raggiungerà milioni di americani.

Perché un simile dispendio di energie che potrebbero essere impiegate per evangelizzare i conservatori e motivare gli indecisi?

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Sulla polemica con il Pd

Ha suscitato un dibattito acceso e vivace l’articolo sul Qr code pubblicato sul Riformista: mentre tanti mi hanno testimoniato condivisione e consonanza di opinioni, alcune persone che lavorano nel Pd hanno mostrato dubbi e osservazioni critiche.

Mi sembra giusto soffermarmi sulle opinioni divergenti piuttosto che sugli elogi e quindi ci tengo a precisare alcuni punti cruciali. Continua a leggere…


Nota metodologica per comunicatori

Per una fortunata coincidenza mi sono capitate sotto gli occhi queste righe, tratte dall’ultimo libro di Jacques Séguéla, pubblicitario francese di successo, celebre per aver curato la campagna elettorale che portò Mitterand all’Eliseo nel 1981. Ecco cosa scrive:

«Un comunicatore (…) deve guardarsi bene dal fare politica. Ogni eccesso di militanza lo rovinerà. Il suo interlocutore si aspetta da lui non la voce del consenso, ma quella dello scetticismo, dell’opposizione, in una parola dell’empatia nel senso psicologico del termine, vale a dire una totale neutralità di ascolto e di analisi.

La sua forza sta nella sua professionalità, non deve mai lasciare che si tinga di favoritismo. Non è un gioco facile: il potere rende ciechi e la corte gli fa la corte. Al comunicatore spetta fare il suo mestiere, che non sta nel lusingare, ma nel rivelare le debolezze, se non addirittura gli errori del suo candidato. Non è il ruolo più bello».

Mi sembrano parole da tenere a mente.


La comunicazione del Pd, aristocratica, “presuntuosa” e ideologica

da Il Riformista, 29 luglio 2009

Da qualche giorno campeggia sui muri di Roma un nuovo manifesto del Partito Democratico, non l’avevo veramente notato fino a quando un amico* non me ne ha parlato, per criticarlo.

La scritta “La manovra è sbagliata” si staglia in bianco su sfondo arancione, mentre una grande macchia (o quella che mi sembrava una macchia) occupa la parte centrale del cartellone.

Vengo informato che si tratta del simbolo che rappresenta il QR Code, che sul sito del Pd viene così presentato: “non si tratta di un cambio di simbolo del Pd né di un errore di stampa, ma del QR Code, l’erede del codice a barre”.

“Il codice QR – prosegue la nota – può essere letto da un qualunque cellulare collegato a Internet, e permette di approfondire online l’argomento trattato a partire da un manifesto, volantino, inserzione e da tutte le forme di comunicazione tradizionale”. In pratica l’utente punta il cellulare verso il manifesto, si collega alla Rete e può così ottenere automaticamente maggiori informazioni.

Il manifesto con il QR code è un esempio del modello di comunicazione del Pd: aristocratico, presuntuoso e ideologico. Se le parole possono sembrare forti è bene capire che non sottintendono un giudizio di valore ma una constatazione di alcuni elementi. Vediamo quali.  Continua a leggere…


Il voto dei cattolici praticanti

Nella cosiddetta “Seconda Repubblica” i cattolici praticanti italiani hanno sempre avuto un orientamento politico sbilanciato verso il centrodestra rispetto all’elettorato complessivo.

In occasione delle elezioni Politiche del 2008 si è avuto un ulteriore spostamento del baricentro politico dei praticanti in direzione del polo destro.

Da allora il ritardo del centrosinistra è rimasto attorno ai 15 punti percentuali, sia sul piano nazionale che nell’aggregato delle 13 regioni dove si sono tenute le elezioni regionali quest’anno. Andamento che ha trovato una riconferma alle elezioni del 28 e 29 marzo.

Sono i risultati di un’analisi di SWG presentata nel corso del seminario “I Cattolici e il voto nelle elezioni regionali” organizzato da “Cristiano Sociali News”.

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