Presentazioni efficaci: come organizzare il discorso

Come organizzare gli elementi del discorso per convincere chi vi ascolta e presentare al meglio le vostre proposte? Lo racconto in queste slide che sintetizzano alcuni elementi che ho sviluppato nel modulo sulle presentazioni efficaci del corso “Comunicazione istituzionale” per la Scuola Nazionale dell’Amministrazione 

presentazioni efficaci

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Alcuni consigli pratici per una presentazione efficace

Alcuni consigli per rendere la tua presentazione più chiara, comprensibile ed efficace: quali colori usare, quali non usare, quanto testo scrivere, come usare le immagini

presentazione efficace

Quante volte avete partecipato a un convegno e avete visto un relatore presentare slide fitte di testo, con colori improbabili o piene di grafici incomprensibili? Il risultato è spesso quello di rendere difficilmente comprensibili anche contenuti molto interessanti. 
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Parlare in pubblico: come superare l’ansia, tenere viva l’attenzione e farsi capire

Parlare in pubblico genera ansia e tensione anche negli oratori più esperti. Scopri come dare un’immagine di sicurezza e di professionalità, come usare il corpo, la voce e lo sguardo per attirare l’attenzione di chi ti ascolta e farti capire

parlare in pubblico

Una recente ricerca ha dimostrato che fra le fobie delle persone parlare in pubblico viene prima della guerra, della bancarotta e delle malattie.

Il risultato? Molto spesso chi parla in pubblico inizia a parlare o a leggere il proprio intervento velocemente con la testa tuffata sul proprio testo scritto senza guardare il pubblico. Lo fa a ritmo velocissimo, proprio per finire il più in fretta possibile e terminare la situazione di disagio.

Le persone non riescono a seguirlo, si distraggono o addirittura non riescono a sentire quello che dice. Un oratore che non sa usare il linguaggio del corpo, il tono della voce, che non interagisce con l’uditorio, non consente di far arrivare il suo messaggio.

In questa presentazione ho sintetizzato alcuni di consigli utili sia a chi non è abituato a parlare in pubblico sia a chi lo fa più spesso ma vuole migliorare il suo stile. 

Se sei interessato a migliorare il tuo stile di comunicazione ed essere più efficace dai un’occhiata a ‘Le parole sono importanti’.


Comunicazione politica: tre elementi per aumentare l’efficacia dei tuoi discorsi

Spesso si pensa che per essere convincenti sia sufficiente “dire le cose come stanno”.

Ma chiunque abbia provato a convincere una persona che aveva un’opinione diversa dalla sua si sarà accorto che per quanti fatti, ragioni, dati, statistiche gli presentasse, quella persona rimaneva della sua opinione.

Questo accade perché i meccanismi di funzionamento della mente umana sono un po’ diversi dalla rappresentazione che il modello del razionalismo illuminista ci ha proposto.

In questa presentazione troverai alcuni strumenti che puoi usare per aumentare l’efficacia dei tuoi discorsi e che puoi usare non solo in ambito politico, ma anche nel contesto aziendale o a casa, con il tuo partner o i tuoi figli.

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Se hai trovato interessante questa presentazione puoi approfondirla leggendo “Le parole sono importanti“, un testo che approfondisce le tecniche per la costruzione del consenso e la creazione di messaggi comprensibili, convincenti e che non si dimenticano.

Se non visualizzi la presentazione puoi vederla qui: http://www.slideshare.net/gianlucagiansante/comunicazione-politica-efficace-27706723


Tre elementi per convertire un fallimento in successo

“Decidere di abbandonare l’università è stata la decisione più importante della mia vita”. Lo racconta Steve Jobs in uno dei suoi discorsi più noti. Scopri quali sono gli elementi che gli hanno permesso di trasformare un evento potenzialmente negativo in un elemento positivo

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Trasforma in pregi i tuoi difetti

dal mio blog su Linkiesta

Peter Falk aveva un occhio di vetro e veniva deriso quando diceva che voleva recitare a Hollywood. “Con lo stesso prezzo posso avere un attore con due occhi” gli disse un produttore scartandolo a un provino. Eppure è riuscito a regalare ai pubblici di tutto il mondo momenti indimenticabili di cinema e di televisione facendo del suo sguardo sghembo un marchio di fabbrica

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Tre consigli per diventare veramente “social”

Il risultato dei referendum ha puntato i riflettori sulla Rete, su Facebook e Twitter in particolare e darà luogo a una “corsa all’oro” di chi finora era rimasto a guardare. Ma bisogna sfatare un mito: stare sui social network non basta. Riproporre vecchi schemi su nuovi media è fallimentare. Per andare lontano sul web bisogna invece essere capaci di passare una nuova mentalità. Con tre passaggi, tre cambi di prospettiva che possono migliorare il nostro rapporto con noi stessi e con gli altri

dal mio blog su Linkiesta

Finalmente i media mainstream si sono accorti della Rete. I vecchi baroni dell’informazione di carta e i grandi feudatari della comunicazione italiana hanno capito che – udite udite – “bisogna stare sui social network”.

Il successo ai referendum ha catalizzato l’attenzione su Facebook e Twitter e non è difficile ipotizzare l’inizio di una “corsa all’oro” da parte di chi finora era rimasto a guardare.

Ma è bene sfatare un mito: non basta “stare” su Twitter o Facebook, avere un profilo, postare commenti e link e magari qualche foto.

I social network impongono invece un cambiamento di mentalità: stare sui social significa pensare in maniera social.

Cosa vuol dire in termini concreti? I social media implicano tre passaggi, tre cambi di prospettiva senza i quali si continuerebbe a fare il giornale di carta usando la Rete condannandosi a un rapido insuccesso. Vediamo quali sono.

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Ansia da discorso pubblico? La superi così

Ieri un amico mi ha cercato chiedendomi qualche consiglio per affrontare un discorso pubblico di fronte ad una platea ampia. La sua preoccupazione principale era l’ansia. Gli ho risposto proponendogli alcuni consigli che potrebbero essere utili anche a te quando ti trovi ad affrontare una situazione simile.

L’ansia è una normale componente dell’attività pubblica: qualsiasi persona che salga su un podio o su un palco per parlare o recitare di fronte ad altri ce l’ha.

E meno male, perchè l’ansia è fondamentale: è come un campanello che ti ricorda che stai per fare qualcosa di importante: se non ce l’avessi non daresti a quell’azione la giusta importanza e magari faresti una pessima figura.

Un’altra cosa da non dimenticare è che l’ansia ce l’hanno tutti: un amico attore mi raccontava di un suo anziano ed affermato collega (non rivelo il nome, ma molto probabilmente lo conosci): calcava le scene da cinquant’anni eppure prima di salire sul palcoscenico era tanto agitato che per calmarsi doveva bere un “cicchetto” di whisky.

Ora io non ti consiglio di fare altrettanto, anzi te lo sconsiglio.

Ma ci sono quattro elementi che ti possono aiutare a superare l’ansia e a fare un’ottima impressione (a te stesso e agli altri):

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Come diventare indispensabile

La politica vive, in questo momento più che mai, la spasmodica ricerca di un leader. Ma quali sono le caratteristiche umane di un leader, quelle doti che fanno sì che gli altri gli riconoscano qualità eccezionali?

Il leader del nostro tempo è qualcosa di più di una guida luminosa capace di condurre le masse, è un individuo in grado di ispirare gli altri, motivarli a fare di più e meglio, di essere un modello a cui guardare.

Prendiamo come esempio una delle questioni più scottanti del nostro tempo, la condizione lavorativa dei giovani nel nostro Paese.

Il leader non è quello che dice “trovare un buon lavoro in Italia è impossibile”. Perché è chiaramente una bugia. Conosco tanti ragazzi, tanti giovani che hanno conquistato e ottenuto – con le loro forze – condizioni professionali invidiabili come imprenditori, consulenti, giornalisti, solo per fare qualche esempio.

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Il merito in Italia, le conseguenze di un’opinione depotenziante

da Il Riformista, 11 agosto 2010

Non passa giorno in Italia senza che qualche opinionista più o meno titolato non ripeta in televisione o sulla carta stampata l’originale tesi secondo la quale nel nostro paese il merito non viene valorizzato, con il tradizionale corollario che recita «per potersi affermare onestamente bisogna andare all’estero».

Si tratta di un convincimento largamente condiviso dall’opinione pubblica, che tuttavia non rappresenta una novità: contiene infatti una serie di (pre)giudizi che affondano le radici in profondità nella storia delle idee del nostro Paese.

Il più interessante è quello che dipinge l’Italia come il paese della “spintarella”, contrapposto al “Regno del Merito”, che si estenderebbe fuori dai confini nazionali. Da una parte l’Italia, dove imperano la raccomandazione e il “familismo amorale”, per usare una fortunata espressione coniata da Edward Banfield. Dall’altra, l’estero, entità indistinta che mette insieme Stati Uniti e Spagna, Gran Bretagna e Francia, solo per citare qualcuna delle mète più amate dai “cervelli in fuga”.

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