Pubblicità online: la spesa nella campagna Usa

Quanto ha speso Obama per la sua campagna online? Ce lo rivela un’interessante ricerca di ReTargeter.com. Come appare evidente dall’infografica precedente; Obama ha speso quasi il doppio del suo sfidante, Mitt Romney: 56 milioni contro i 26 del candidato repubblicano.

obama spesa pubblicita online

Se guardiamo l’evoluzione della spesa nel tempo notiamo che Obama ha beneficiato della sua posizione di incumbent (candidato uscente), ha infatti avuto una disponibilità economica molto maggiore nelle prime fasi della campagna,  quando Romney era ancora impegnato nelle elezioni primarie e quindi aveva una minore capacità di attrazione rispetto al fundraising. Continua a leggere…


I politici e il 2.0, come cambia il rapporto con l’elettore

Come cambia la comunicazione politica con la diffusione sempre più ampia di internet? Sarà questo il tema del mio intervento in una tavola rotonda organizzata da Pagella Politica alla Luiss Guido Carli.

Parlerò delle nuove forme della comunicazione politica e in particolare del loro impatto sui nativi digitali. Lo farò a partire da un dato interessante.

Il 47% dei giovani della fascia di età 18-24 ha votato Grillo alle utile elezioni politiche, come rivela un’interessante analisi di Lavoce.info.

L’appuntamento è per domani 7 maggio alle 19. Questo il programma completo: Continua a leggere…


Tre consigli per diventare veramente “social”

Il risultato dei referendum ha puntato i riflettori sulla Rete, su Facebook e Twitter in particolare e darà luogo a una “corsa all’oro” di chi finora era rimasto a guardare. Ma bisogna sfatare un mito: stare sui social network non basta. Riproporre vecchi schemi su nuovi media è fallimentare. Per andare lontano sul web bisogna invece essere capaci di passare una nuova mentalità. Con tre passaggi, tre cambi di prospettiva che possono migliorare il nostro rapporto con noi stessi e con gli altri

dal mio blog su Linkiesta

Finalmente i media mainstream si sono accorti della Rete. I vecchi baroni dell’informazione di carta e i grandi feudatari della comunicazione italiana hanno capito che – udite udite – “bisogna stare sui social network”.

Il successo ai referendum ha catalizzato l’attenzione su Facebook e Twitter e non è difficile ipotizzare l’inizio di una “corsa all’oro” da parte di chi finora era rimasto a guardare.

Ma è bene sfatare un mito: non basta “stare” su Twitter o Facebook, avere un profilo, postare commenti e link e magari qualche foto.

I social network impongono invece un cambiamento di mentalità: stare sui social significa pensare in maniera social.

Cosa vuol dire in termini concreti? I social media implicano tre passaggi, tre cambi di prospettiva senza i quali si continuerebbe a fare il giornale di carta usando la Rete condannandosi a un rapido insuccesso. Vediamo quali sono.

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Bin Laden, questa volta Twitter brucia tutti

dal mio blog su Linkiesta

La notizia del giorno è la morte – ovvero l’uccisione da parte dei militari Usa – di Osama Bin Laden.

Per la prima volta a dare la notizia no è stata la tv, ma la Rete e – più precisamente – Twitter. Non sono stati più i giornalisti, ma i lettori di giornali, a fare lo “scoop”.

Twitter è stato, inoltre, il primo canale di informazione che ha diffuso la notizia del discorso del presidente Obama alla nazione.

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Politica e web, binomio in crescita (Fastweb)

Sul tema dei rapporti tra i politici e il web, sono stato intervistato dalla redazione del portale Fastweb.it.

[…] La mia impressione? È che in Italia l’era della politica 2.0 è ancora lontana. I nostri parlamentari pensano con una mentalità antica: vogliono andare nello spazio con un carretto trainato dai cavalli… […]

Leggi l’intervista completa


Obama cerca voti come i venditori di giochi

Il Riformista, 24 agosto 2010

Parte la campagna Commitment di Obama, in vista del voto per il Senato del prossimo novembre. Si tratta della riproposizione di una strategia elettorale che giocò un ruolo importante nella vittoria del 2008. Il meccanismo su cui si basa è semplice: fare a quante più persone possibile una semplice domanda: “Ti impegni a votare nelle elezioni del 2010?”.

I volontari democratici stanno già percorrendo le strade delle proprie città, fermando i passanti e bussando alle porte, ripetendo la stessa, semplice domanda. Via telefono o via e-mail (è stata allestita una pagina dedicata sul sito my.barackobama.com) il quesito raggiungerà milioni di americani.

Perché un simile dispendio di energie che potrebbero essere impiegate per evangelizzare i conservatori e motivare gli indecisi?

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