Una recensione di Corrado Augias per “Le parole sono importanti”

Oggi Corrado Augias dedica la sua rubrica “La mia Babele” su il venerdì di Repubblica a “Le parole sono importanti”, di cui propone una lunga recensione.

Il saggio di Gianluca Giansante, scrive Augias “analizza il linguaggio della politica, lo smonta,

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Comunicazione e politica. Un’intervista a Il Futurista

La nuova strategia moderata di Di Pietro, il linguaggio della Lega, le punzecchiature fra Bersani e Vendola, il futuro della destra e i prossimi passi di Berlusconi. Sono stati gli argomenti di un’ampia intervista che ho rilasciato a Giovanni Marinetti per Il Futurista.

La puoi leggere qui


Le parole sono importanti su “il venerdì” di Repubblica

Nel numero in edicola de il venerdì di Repubblica il libro Le parole sono importanti  è citato da Filippo Ceccarelli nella sua rubrica, Indizi visivi.

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Le parole sono importanti

Come si fa a costruire consenso intorno a una proposta politica, a un leader, a un partito? Come si fa a creare un messaggio comprensibile, convincente e che non si dimentica?

A queste domande risponde il mio Le parole sono importanti. I politici italiani alla prova della comunicazione edito da Carocci e, da oggi, in libreria.

Il libro svela le tecniche di comunicazione impiegate dai principali protagonisti della politica italiana – da Di Pietro a Vendola, da Casini a Grillo.

Il testo sfata alcuni luoghi comuni, come l’idea che il linguaggio della Lega sia rozzo e spontaneo o che le barzellette del Cavaliere siano la mera espressione del carattere ridanciano del personaggio. O, infine – il più radicato di tutti, diffuso soprattutto nel centrosinistra – l’idea che per convincere le persone sia sufficiente dire “le cose come stanno”.

Dove lo puoi trovare? Nelle librerie e nei negozi on line (per esempio su Amazon, Ibs, FeltrinelliFnac e, ovviamente, sul sito dell’editore, Carocci).

In sintesi:

Le parole sono importanti. I politici italiani alla prova della comunicazione.
Gianluca Giansante
Carocci editore
172 pagg., 15 euro



Cattive notizie per chi pensa che Mr. B sia sul viale del declino

Dal mio blog su Linkiesta.it

Gli elettori di centrosinistra sono più delusi di quelli di centrodestra. Lo rivela un sondaggio Ipsos commissionato dalla trasmissione Ballarò, che ha chiesto agli elettori se – di fronte alla scelta di voto del 2008 – si senta soddisfatto o deluso.

Molti penserebbero istantaneamente che gli elettori di Berlusconi siano molto scontentie perfino pentii. Non è così o almeno non è questa la lettura principale del risultato. Sono infatti gli elettori di centrosinistra i meno soddisfatti.

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Indeterminato e solitario, il Pd targato Bersani

Pubblicato su Il Riformista del 17 settembre 2010

“Per giorni migliori, rimbocchiamoci le maniche”. È lo slogan scelto dal Partito democratico per la nuova campagna di affissioni che segna la ripresa dell’attività politica dopo la pausa estiva.

Tre i temi scelti per declinare lo slogan: tasse, istruzione e disoccupazione; per ciascuno una breve frase introduttiva precede un secondo claim, “la pazienza è finita”.

La figura di Bersani accovacciato con la camicia accorciata si staglia sullo sfondo bianco. La scelta grafica, pulita e minimalista contribuisce a creare un’immagine di chiarezza e aumenta la comprensibilità dell’insieme.

Lo slogan “la pazienza è finita” riporta allo stile casalingo e familiare del piccolo mondo antico che il segretario del partito evoca spesso nei propri discorsi. La metafora del rimboccarsi le maniche, invece, fa riferimento al mondo del lavoro, a  un ambiente contadino e popolare, al profumo di sigaro toscano e lambrusco delle bocciofile. Continua a leggere…


La comunicazione del Pd, aristocratica, “presuntuosa” e ideologica

da Il Riformista, 29 luglio 2009

Da qualche giorno campeggia sui muri di Roma un nuovo manifesto del Partito Democratico, non l’avevo veramente notato fino a quando un amico* non me ne ha parlato, per criticarlo.

La scritta “La manovra è sbagliata” si staglia in bianco su sfondo arancione, mentre una grande macchia (o quella che mi sembrava una macchia) occupa la parte centrale del cartellone.

Vengo informato che si tratta del simbolo che rappresenta il QR Code, che sul sito del Pd viene così presentato: “non si tratta di un cambio di simbolo del Pd né di un errore di stampa, ma del QR Code, l’erede del codice a barre”.

“Il codice QR – prosegue la nota – può essere letto da un qualunque cellulare collegato a Internet, e permette di approfondire online l’argomento trattato a partire da un manifesto, volantino, inserzione e da tutte le forme di comunicazione tradizionale”. In pratica l’utente punta il cellulare verso il manifesto, si collega alla Rete e può così ottenere automaticamente maggiori informazioni.

Il manifesto con il QR code è un esempio del modello di comunicazione del Pd: aristocratico, presuntuoso e ideologico. Se le parole possono sembrare forti è bene capire che non sottintendono un giudizio di valore ma una constatazione di alcuni elementi. Vediamo quali.  Continua a leggere…


Il turpiloquio, la nuova strategia del Pd?

“La Gelmini è una rompicoglioni”. Fa discutere l’affermazione del segretario Bersani nel corso della recente assemblea del Pd. Un’uscita sopra le righe o il tentativo di cambiare rotta nella comunicazione del partito? Se nel primo caso possiamo chiudere un occhio, nel secondo c’è da stare attenti (e preoccuparsi)

Pubblicato su Lo Spazio della Politica

“La Gelmini è una rompicoglioni”. Così i giornali di ieri sintetizzano la critica rivolta dal segretario del Pd Bersani al ministro dell’istruzione, nel corso della recente assemblea del partito.

Per dovere di cronaca e per correttezza, ci sembra corretto riportare la frase per intero:

Io sono per fare uscire da questa assemblea una figura eroica, i veri eroi moderni, gli insegnanti che inseguono il disagio sociale in periferia, lottano contro la dispersione mentre la Gelmini gli rompe i coglioni.

Se si tratta di un’espressione sfuggita al segretario nell’impeto retorico, si può ampiamente soprassedere, vista la portata del linguaggio politico contemporaneo, dove gli attributi maschili e femminili sembrano avere più diritto di cittadinanza dei discorsi sui diritti e sullo sviluppo economico.

Ma se, come ipotizza Maria Teresa Meli in un articolo sul Corriere, si trattasse di una scelta consapevole, c’è da rabbrividire. Si tratterebbe, secondo la Meli, del tentativo di mettere in atto una nuova strategia comunicativa:

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